Mutabbal israelo-veneziano

Quando si dice che tutto il mondo è paese, probabilmente si parla di una salsa di melanzane. Vi ricordate la ricetta rom pubblicata qualche mese fa? Bene, oggi parliamo della sua cugina kosher. Tutto è iniziato quando la Capra ha proposto al Caprone di visitare la mostra di Klimt a Venezia, pittore che entrambi amano, quindi il fiducioso Caprone ha accettato di buon grado di sottoporsi a quella che per lui è una tortura, ovvero prendere il treno e tutto ciò che questo comporta. La Capra come suo solito si era anche attaccata ad internet per cercare un posticino carino e soprattutto veggie in cui pasteggiare col suo amato, come Lilli e il Vagabondo con gli spaghetti alle polpette di seitan, e che ti spunta dai motori di ricerca? Un tale Gam Gam (non Gnam Gnam!) che propone piatti kosher, ovvero ebraici, proprio a 2 passi dalla stazione. Perfetto! E così i nostri si sono avviati appena usciti dalla stazione per cercare il posto. Ve la faccio breve: il ghetto ebraico, e tutta Venezia, sono così belli che la voglia di rinchiudersi in un museo iperaffollato è passata non appena messo un piede fuori dal treno!

Brevissimi cenni  solo per invogliarvi ad andarci: il ghetto (il cui nome deriva da un termine usto per indicare le fonderie) di Venezia è il primo  ad essere stato chiamato così, nel 1516.  Ci si arriva in 5 minuti dalla stazione e vi si accede tramite 2 porte, che originariamente venivano chiuse alla sera. Potete visitare le sinagoghe, il museo, oppure semplicemente perdervi tra i vicoletti pieni di case-torre, osservare come questa comunità abbia mantenuto forti le tradizioni, e fermarvi a mangiare delle specialità kosher, tra cui si trovano molte squisitezze vegetariane e anche vegane. Come dicevamo, la Capra e il Caprone sono andati a pranzo da Gam Gam, che propone piatti israeliani, quindi tra gli altri cous cous, hummus, falafel, ceci conditi in vario modo, insalate, verdure, carciofi fritti, e anche questa salsa di melanzane, chiamata mutabbal, che sembra la fotocopia del Baba Ganoush, di origine araba. In effetti la cucina ebraica ha assunto varie caratteristiche a seconda dei luoghi in cui veniva praticata, talvolta adattando piatti di tradizioni diverse alle leggi della Torah, che prevedono di usare solo alcuni cibi e di utilizzarli seguendo precise istruzioni. La cucina israeliana quindi ha moltissimi tratti in comune con quella palestinese, anche se la convivenza tra i due popoli sta dando risultati che definire tragici è poco.  La Capra fa davvero molta fatica a capire come persone che mangiano le stesse polpette di ceci possano guardarsi in faccia e non riconoscersi.  Ma questa è un’altra storia, vecchia, triste e complicata, in ogni caso se andate a Venezia non perdetevi il ghetto, che tra l’altro è molto meno frequentato di altre zone più turistiche, ed è sicuramente molto suggestivo e ricco di storia e fascino. Ma ora la ricetta!

Ingredienti:

1 melanzana grossa

1 spicchio di aglio

1 cucchiaio di tahina

il succo di un limone

sale

olio evo

prezzemolo

Procedimento: con una forchetta bucate la buccia della melanzana, avvolgetela nella carta stagnola e mettetela in forno a 200° per circa 45 minuti, finchè l’interno diventa morbido. Tagliate la melanzana a metà e con un cucchiaio scavate la polpa. Frullatela con aglio, limone, tahina, aggiustate con sale  olio e cospargete di prezzemolo. Lasciate in frigorifero a lungo.

Un ringraziamento speciale da parte della Capra  all’amico G. che le ha parlato di questi posti magici